Contributo unificato a fasce di reddito: la tassa di avvio della causa costerà di meno per chi avrà un reddito basso.

22 Marzo 2016


La prossima riforma della giustizia conterrà anche una revisione degli importi dovuti per il contributo unificato: gli attuali scaglioni, stabiliti dalla legge sulla base del valore della causa e così calcolati in misura fissa per tutti i cittadini – a prescindere, quindi, dalla capacità contributiva di ciascuno – subiranno delle eccezioni. In pratica verranno previste delle agevolazioni per chi risulterà economicamente svantaggiato.

La riforma è stata più volte promessa dall’attuale Ministro della Giustizia, il quale ha annunciato anche un ulteriore taglio dei tribunali: si tratterebbe della “fase 2” della revisione della geografia giudiziaria, già avviata nel 2012. In linea tendenziale si tenterà di mantenere una sola Corte d’Appello per Regione e un ulteriore riduzione degli uffici giudiziari di primo grado (leggi “Taglio di tribunali e Corti di Appello”).
Tagli al contributo unificato

Fare una causa costerà di meno per chi non può permetterselo. Il contributo unificato – ossia la tassa di avvio della causa, tradizionalmente pagata al tabacchino e che da poco si può versare anche per via telematica – ha subito, negli ultimi anni, una serie di ritocchi in aumento che ne hanno fatto lievitare gli importi con aumenti anche del 100%. In materia di appalti è diventato proibitivo, favorendo la partecipazione alle gare solo a grandi ditte.
Questo aumento della tassazione ha, di fatto, ristretto l’accesso alla giustizia. Si calcola, infatti, che il contenzioso sia diminuito di oltre il 30% rispetto a 5 anni fa. Una riduzione che il Governo spiega attribuendone il merito agli istituti “deflattivi” del contenzioso, ossia alle conciliazioni stragiudiziali come la mediazione, l’arbitrato e la negoziazione assistita. In verità si tratta di una ricostruzione contro la quale sono stati avanzati non pochi dubbi: non sono in molti a ritenere che i dati ministeriali sull’esito delle mediazioni non rispecchino la reale situazione.

Di fatto, il cliente è ormai disincentivato dalla giustizia per l’enorme costo d’accesso, anche in termini di rischio: di recente è stato anche previsto il contributo unificato sanzionatorio: una vera e propria penale comminata a chi propone una impugnazione anche in via incidentale, civile o amministrativa, che sia stata integralmente rigettata oppure dichiarata inammissibile o improcedibile.

L’unica alternativa per chi è indigente è rifugiarsi nelle maglie del gratuito patrocinio: maglie, comunque, strettissime perché può beneficiare della totale esenzione di spese per il giudizio (ivi compreso, quindi, il contributo unificato), per il compenso all’avvocato e per il pagamento della consulenza tecnica d’ufficio, solo chi possiede un reddito di 11.528,41 euro (importo aggiornato al 2016, con l’ultima modifica di agosto 2015).

Per ipotesi, un contribuente che risultasse più ricco anche di 1 solo euro rispetto a tale soglia dovrebbe pagare, di propria tasca, tutti gli oneri della causa, nessuno escluso: non sono previsti, infatti, “gradini intermedi” per chi, pur non rientrano nei limiti di reddito per il patrocinio a spese dello Stato, di fatto detiene un reddito pressoché identico a chi, invece, vi rientra.

Per cui, un indigente con un reddito di 11.600 euro l’anno pagherà lo stesso contributo unificato di chi ha un reddito di 1 milione di euro. Non è tutto: poiché il contributo unificato è più elevato per le cause di valore maggiore, in termini concreti il ricco potrebbe essere incentivato al contenzioso con il povero, che invece non avrebbe mai la possibilità di agire per primo, non potendoselo permettere.

Ebbene, questo sistema sembra destinato a tramontare. Il Ministro ha infatti annunciato una riduzione del contributo unificato per le fasce meno agiate. Dunque, non una riduzione generalizzata degli attuali importi, ma un taglio solo per chi, non rientrano nel gratuito patrocinio, ha comunque un reddito basso.

Per quanto riguarda la copertura economica sembra che gli importi potrebbero provenire dai risparmi di spesa derivati dal processo civile telematico che dovrebbe, almeno in teoria, portare a una riduzione del personale di cancelleria. Anche se la realtà di molti uffici sta dimostrando il contrario.
Fonte: http://www.laleggepertutti.it/115577_contributo-unificato-a-fasce-di-reddito#sthash.ynBKtJsu.dpuf

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